Vamos a Santiago

Domenica 25 settembre. Tappa: Villafranca del Bierzo – O Cebreiro. km 27,8

Uscita prestissimo dall’ostello, alle ore 4:40. Prima parte tutto nel buio. I primi tre paesini sul percorso avevano qualche luce accesa, ma era tutto morto. Solo a Vega de Valcarce ho trovato il primo bar aperto, ma si era già dopo le 8. Bevuto un caffè con un pezzo di torta di Santiago.

Quindi verso Herrarias dove inizia una rampa significativa con la deviazione sul sentiero per La Faba, verso Laguna e verso O Cebreiro. Sono stato bravo in salita; i bastoncini mi hanno aiutato molto; sono arrivato al cippo che segnala l’entrata in Galizia per niente stanco. Un gruppetto di ciclisti spagnoli che stavano facendo gli spiritosi e io mi sono aggregato; mi hanno fatto anche le foto con il cippo. Poi ho ripreso per O Cebreiro e sono passato subito all’albergue municipal ed ero il terzo arrivato. Invece, quando è stata l’ora di registrarsi, mancavano gli altri due che avevano lasciato lo zaino segnaposto e sono entrato subito io. Via a fare la doccia… acqua parzialmente fredda. Qui oltretutto fa freddo e c’è il vento che fa percepire ancora di più la temperatura bassa. 

Fatto lavadora e secadora assieme ad altri due italiani. 

Vado a visitare la chiesa del miracolo eucaristico

Ho fotografato tutto il piccolo borgo con il pallozo; ho spedito anche due cartoline.

Domani mattina è prevista una temperatura di 2 gradi ma io non mollo i pantaloncini corti. Comunque sarò con felpa e guscio… bene imbottito.

Vado a messa anche stasera: posto troppo suggestivo per mancare.

Saluti a tutti e vi metto qua sotto qualche foto.

Las Herrerias
La lavatrice più famosa del mondo a Las Herrerias

La Faba
Albergue A Escuela. Laguna.
Comincia la Galizia

Santa Maria La Real a O Cebreiro. La chiesa del miracolo eucaristico

O Cebreiro. Pallozo

Il Santo Grial del miracolo. O Cebreiro
O Cebreiro
O Cebreiro
O Cebreiro. Albergue municipal
Statua ricordo di don Elias Valiña, parroco di O Cebreiro, storico del Camino, reinventore del Camino attuale e inventore della freccia gialla
Panorama
Manca ancora un po’

Sabato 24 settembre. Tappa: Ponferrada – Villafranca del Bierzo. km 24,1

Uscita dall’albergue alle 6; con il primo alito di vento già qualche gocciolina di pioggia; più avanti le goccioline si sono trasformate in acquazzone. Di corsa sotto una pergola a mettere il poncho impermeabile, poi la pioggia è durata sì e no un quarto d’ora… il tempo di farmi sudare all’infinito.  

C’eravamo avventurati io, Mario e Marco, due lombardi, alla ricerca della diretta su Camponaraya, senza i giri dell’oca per i giardini periferici della città, che il Cammino propone. Si sarebbero risparmiati km. 

Problema 1: GPS bloccato, problema 2: mancanza di orientamento… 1+ 1 fa… che ci siamo persi e alla fine ci siamo accodati al flusso di pellegrini per ritornare definitivamente nei ranghi. Perlomeno ci siamo risparmiati un po’ di ghirigori. 

Micol e Alexia, due giovani piemontesi, hanno invece beccato la direttissima senza problemi con risparmio di tempo e km. 

Colazione a Fuentes Nuevas. Dopo 5 minuti dal nostro arrivo la padrona del bar ha comunicato che avevano finito tutto. Restavano bevande e caffè. Significa che siamo veramente in tanti.

A Camponaraya fotografo il cartello dei 200 km a Santiago. A Cacabelos, dove volevo rivedere Gesù bambino che gioca a carte con S. Antonio da Padova, tutto chiuso. Amen. 

Non resta che puntare su Villafranca del Bierzo. Io continuo imperterrito, senza seguire le segnalazioni, sul lato sinistro della strada. 

Arrivo a Villafranca pochi minuti dopo mezzogiorno. Sbuco in città all’altezza del castello. Ritorno qualche passo indietro sul tracciato vero del Cammino e fotografo la chiesa dedicata a Santiago e la Puerta del Perdon. La chiesa è aperta e dopo una preghiera mi faccio timbrare la credencial. Calo in piazza e mi mangio uno splendido bocadillo jamon serrano (prosciutto crudo di montagna) e pomodori con tanto olio d’oliva EV. Una goduria. Con coca-cola.

Albergue prenotato (Hospedaria San Nicolas), letti singoli, camerate da 10; buona logistica. Pomeriggio di riposo, spesa dopo le 17.00 con scorta anche di crema per i piedi e Voltaren. Tutto costa meno che in Italia. Preparativi per domani. S. Messa prefestiva alle 19.30 e poi nanna. Mangiato qualcosa alle 17.30. 

Saluti  tutti. Ultreia et suseia. Vamos a Santiago.

Domani O Cebreiro. Speron ben.

Camponaraya
Meno 200
Cacabelos
La Iglesia de la
Virgen de las Angustias. Chiusa.
Cacabelos.
Calano, eh!
Villafranca del Bierzo. Il castello
Villafranca del Bierzo. La chiesa di Santiago
Villafranca del Bierzo. La Puerta del Perdon
San Nicolas. Sono alloggiato qui… sul retro
Colegiata de Santa Maria

Venerdì 23 settembre. Tappa: Foncebadon – Ponferrada. km 27,5

Il giorno è importante perché, già dopo 2 km dalla partenza, c’è la Croce di Ferro, dove la tradizione vuole che il pellegrino depositi un sasso che per lui ha un significato particolare. Il sasso farebbe pendere la bilancia del Giudizio universale dalla parte del bene nell’ultimo giorno. 

La pietra che ho portato con me la ho scelta nel sentiero accanto a casa.  Sicuramente è sempre rimasta al suo posto da anni e anni. L’hanno calpestata i nonni dagli zii, tutti noi. Come intenzione ho pregato che abbia valore per tutti coloro che sono passati sopra quel sasso, giocando, cantando, lavorando, pensando, soffrendo, eccetera.  Alla Cruz de Hierro sono  passato appena dopo le 6:00 del mattino e non si vedeva un accidente; ho fatto delle foto con il flash ma dubito che possano avere avuto risultati decenti.

Ad ogni modo, finito il rito, mi sono velocemente indirizzato verso il punto più alto del cammino francese. A dire il vero per me, che ho cominciato dal Somport, il punto più alto resta quello del passo, ad oltre 1600 m di quota.

A questo punto, nonostante la frontale, non ho visto una buca ed ho preso una storta al piede che ha cominciato a dolermi specialmente quando spostavo l’intero peso del corpo sul piede sinistro. Ho fatto un po’ di penitenza nella discesa, prima verso el Acebo e poi per il resto del Cammino fino a Molinaseca, dove mi ero fermato per una coca-cola. Poi via verso Ponferrada dove arrivo poco prima delle 14.00  Ero partito questa mattina alle 5:30. Chilometri abbastanza come del resto anche il dolorino, ma ci posso camminare sopra e non ho problemi.

Ahi ahi ahi ahi… canta i dolores…

Dai gente che domani si scende sotto i 200 km a Santiago.

Il sasso
Il palo della Cruz de Hierro
El Acebo
Molinaseca

Ponferrada
Ponferrada
Castello templare a Ponferrada

Giovedì 22 settembre. Tappa: Astorga – Foncebadon. km 25

Notte praticamente quasi insonne causa roncadores… almeno 4…, sempre in costante attività. Per di più avevo il letto a basso, proprio davanti alla porta per uscire e per andare al bagno, con conseguente grande movimento; in più avevo la presa per caricare il cellulare esattamente vicino alla testa e di notte qualcuno veniva a controllare la carica. Non picevole sentirsi alitare in faccia una zaffata d’aglio. 

Fatto sta che alle 4:30 ci sono stati i primi movimenti e anche io mi sono messo in attività, con calma. Alle 5:10 sono partito; il termometro della farmacia incontrata dava 11 gradi, ma si percepiva freddo, freddo che verso i paesini del Paramo, prima di Rabanal aumentava accompagnato da venticello da nord. 

Non ho mai avuto nessuna difficoltà, se non un errore di percorso: mi sono incanalato in una strada parallela al Cammino e anche il GPS mi dava ragione. Una volta incontrata l’autostrada ho fatto dietrofront. Penso di non aver fatto di più di mezzo km aggiuntivo.

Colazione a Santa Catalina de Somoza; bocadillo a Rabanal del Camino ed infine scalata finale a Foncebadon.

È la terza volta che percorro questa tappa e la trovo più organizzata turisticamente, ma sempre meno interessante. Sia Rabanal che Foncebadon sono diventati centri turistici con parecchi ostelli, ecc. Nel 2007 per es. Foncebadon era un nucleo con 3 o 4 case conservate e non in rovina ed un unico ostello/albergo ristorante. Tempi eroici.

Sono all’albergue parroquial a donativo. 18 posti. Già completo mezz’ora dopo l’apertura.

Qua si va avanti. Domani la Cruz de Hierro e probabilmente Ponferrada.

Stasera forse pizza a “L’isola che non c’è”

Ciao a tutti.

Per Filippo e Tommaso… qua il regno dei minerali: ardesia e tanti sassolini bianchi luccicanti. Robe da studiosi di mineralogia. Fate i bravi!

Verso Astorga
Santa Catalina
Calano i km
Davanti al bar del cow boy a El Ganso
Verso Rabanal
Rabanal
Foncebadon

Mercoledì 21 settembre. Tappa: San Martin del Camino – Astorga. km 24,2

Partenza ore 5:15. Grande traffico sulla strada statale a due semplici corsie. Anche tutta la notte passaggio di camion con rumore di sottofondo pure all’interno dell’albergue. L’autostrada, molto vicina, è a pagamento per cui tutti si riversano su questa bella strada diritta: un continuo rettilineo.

Durante tutto il percorso della mia camminata fino al Puente de Órbigo ho avuto la compagnia del rumore… quindi si sappia chiaramente che, se si fa la variante Nord del Cammino, via San Martin, si avrà questo inconveniente.

Nel buio cammino veloce senza disturbi; frontale accesa per evitare buche e pozze d’acqua. Passato il ponte, mi sono fermato a fare colazione a Hospital de Òrbigo. Il dopo colazione è stato subito movimentato perché ho scelto la variante di destra con due paesini e la Casa de los dioses… I due paesini non erano tanto movimentati perché la vita da queste parti comincia un po’ più tardi. Simpatico un anziano che nel suo garage aveva predisposto un piccolo museo del Cammino con offerta di banane e altra frutta e altre cose… biscotti, eccetera. 

Il nonnetto mi ha apposto il suo sello; conosceva benissimo Matteo Scalise e i suoi fidi timbri in ceralacca. Mi ha regalato una banana e due biscotti. Da annotare che metteva a disposizione anche il suo bagno per i pellegrini che avessero avuto bisogno… un personaggio.

Ondulazioni anche piacevolissime tra querceti folti. Dopo uno scollinamento siamo giunti alla Casa de los Dioses predisposta da David per il godimento dei pellegrini. Mi sono fermato un attimo; ho fatto qualche foto e poi ho continuato.

Compare in lontananza Astorga al Cruzeiro de Santo Turibio e qui c’è il solito chitarrista famosissimo, che canta: ” Il pellegrino italiano che va a Santiago”. Gli ho fatto un’offerta e ho chiacchierato un poco con lui. 

Foto di rito per il pellegrino bevitore e quindi proseguo in direzione di Astorga. 

Già dall’altra volta, nel precedente Cammino, ricordo la sensazione di fatica nell’ultimo tratto da dietro la fabbrica dismessa fino ad arrivare in città.

Ben piazzato all’ostello. E come al solito doccia, breve riposino. 

Alle 2.00 sono andato a far foto e ho mangiato e ancora riposino. 

Hospitalero calabrese gentilissimo… non parla, ma grida… simpatico. 

Sono andato a recuperarmi una confezione di  Coumadin in farmacia perché forse ho perso un blister o ho fatto male i conti a casa. Comperato anche rasoi da barba, persi assieme a sapone, spugnetta e deodorante.

In seguito, per inciso, vi farò la lista di quello che ho perso per strada.

Domani prevedo di andare fino a Foncebadon… quindi scalata fin quasi sotto la croce di ferro. Vediamo bene… ma se sono stanco mi fermo prima. Vedrò anche di prenotare domani in mattinata in base… alle forze. 

Forse ho risolto il problema delle foto: lo smartphone qualche volta cambia il formato e WordPress non lo accetta più. Funziona soltanto JPEG e il caricamento non viene rifiutato. Appunto per questo, per questa sera, avrete un po’ di foto in disordine perché ho perso un sacco di tempo a scovare il problema. Abbiate pazienza. Ciao a tutti. Vamos a Santiago… forse, naturalmente.

Le foto di ieri le caricherò nei prossimi giorni.

Astorga
Astorga
Il palazzo vescovile di Gaudì ad Astorga
A San Toribio
Il famoso chitarrista acrobata a San Toribio
La Casa de los Dioses
Assetati a San Justo de la Vega
All’altezza della fabbrica dismessa
La Casa de los Dioses

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Martedì 20 settembre. Tappa: Leon – San Martin del Camino. km 25.9

Levata per tempo. Il gruppo degli italiani si mette in moto alle 4:45; io seguo l’esempio, però l’apertura del cancello principale avviene solo alle ore 5:45. Si attende davanti alla macchinetta del caffè e delle paste, facendo colazione, tutti bardati per la partenza. Quando si apre il portone, tutti si precipitano all’uscita e si comincia a cercare la freccia che ci condurrà fuori città. Il gruppo Italia cerca di evitare un po’ di circolo vizioso che ci porterebbe di nuovo in alto alla cattedrale, eccetera, per poi ridiscendere, quando praticamente il sentiero del Cammino è oltre il fiume Bersnega. Anche la Virgen del Camino, il paese successivo, è inglobato nel tessuto cittadino e forma un tutt’uno con Leon.

Breve visita al santuario della Madonna del Cammino.

Solito rito di tirare il naso a S. Froilan, patrono di Leon. A dire il vero il rito prevede di toccare una piccola rappresentazione della cattedrale di Leon, un teschio e quindi si è pronti per tirare il naso al patrono di Leon.

Al bar, tè e brioche e poi, alla ripresa del “viaggio”, mi separo dal gruppo di italiani, perché proseguo in direzione di San Martin del Camino, mentre loro prendono la variante campagnola del Paramo. Probabilmente domani ci rincontriamo a Astorga. C’è anche da dire che la tappa è stata completamente pianeggiante, a parte qualche cavalcavia.

Le mesetas sono finite però il Paramo non è altro che un cambiamento di nome; c’è qualche cespuglio in più e sicuramente più antropizzazione, ma siamo lì. 

Trascorro tutta la mattinata camminando a fianco della strada statale N 120, frequentatissima, con camion, eccetera. Rumore che qualche volta non è molto sopportabile. 

A confronto con cinque anni fa, sono stati fatti dei lavori per allontanare almeno di qualche metro la pista dei viandanti dalla strada. Di interessante non c’è granché; il percorso è esposto al sole e, specialmente nell’ultimo tratto, prima di arrivare all’albergue Santa Ana (privato), ho sofferto un po’ il caldo. 

Il paese di San Martin si intravvedeva già dalla lunghissima distanza e sembrava non arrivare mai. Soltanto il riferimento ai tempi dell’orologio mi dava la distanza esatta, altrimenti ci sarebbe da spararsi un colpo nell’attesa che il miraggio diventi realtà.

Arrivato alle 13:05, bevo una coca-cola, mi faccio la doccia, faccio il bucato, stendo e vado a mangiarmi un piatto di paella … pollo e verdure. Riposino pomeridiano e poi tento di andare alla tienda… negozio… per procurarmi il sapone, la spugnetta, il deodorante, persi sul Cammino, e fazzoletti di carta. Sono abbastanza soddisfatto perché tutto sembra sotto controllo… piede sinistro, ginocchio destro e anche quel po’ di gastrite che mi resta. 

Grandi nidi di cicogna sul campanile della chiesa di Valverde de la Virgen… Nostalgia delle cicogne e del loro battere il becco. Del resto, se si vogliono vedere, bisogna venire a fare il Cammino in primavera e in estate, prima della migrazione verso sud. 

Sono piazzato bene in camera… cama a bajo… brandina bassa.  I veci i li mett do bassi che no i se cope a rampegarse su pai lètt.

Ciao gente!

Vamos a Santiago. Oggi sono sotto i 300.

SONO IN DIFFICOLTÀ A CARICARE LE FOTO. VEDO SE RISOLVO

Il parador de San Marcos, gran hotel a 5 stelle

Lunedì 19 settembre. Tappa: Puente Villarente – Leon. 13 km

Breve tappa di trasferimento per avere la possibilità di visitare meglio la città. Partenza ore 6.20, arrivato alle 10.15 e registrato alle 11:15. C’è tutto il tempo per visitare i luoghi salienti della città. Mi dispiace che sia chiuso il museo di San Isidoro (oggi inizia il calendario autunnale e si chiude il lunedì), dove c’era il calice di Doña Urraca, praticamente uno dei Santi Vasi che si contendono il titolo di Graal… Il Graal di Leon in particolare è in competizione con quello di Valencia.

D’obbligo è visita alla cattedrale, a pagamento; da vedere tutte le vetrate: 1800 metri quadri complessivi danno un colore particolare alla chiesa gotica, costruita anche da maestranze provenienti dalla Germania e dalla Francia, dove il gotico la faceva da padrone. Le guglie e le lavorazioni, anche quelle interne alle sagrestie, la mobilia in legno, eccetera. 

Qui mi viene un nodo in gola pensando a un mio giovanissimo alunno che non c’è più, appassionato di gotico e di viaggi, mio miglior tifoso per il Cammino di cinque anni fa. Un ricordo di affetto dal profondo del cuore per lui e per i suoi genitori. Buen Camino, Filippo.

Continuo a vagabondare in centro a vedere cose belle. Mi sono anche perso. Immancabile foto seduto sulla panchina assieme a Gaudì davanti alla “sua” casa Botines. Visita alla chiesa romanica di S. Isidoro… niente Graal… sigh…

Domani vado a San Martin del Camino, 25 km e poco più. Solo, soletto, perché gli italiani fanno una variante. Non male anche essere solitari. Ho prenotato (2a volta).

Abbraccio e… fate I bravi!  Vamos a Santiago!

In avvicinamento a Leon
Mura romane a Leon
La coda per entrare all’albergue
La cattedrale
Vetrate
Il chiostro
Muraglia romana rinforzata
San Isidoro

Domenica 18 settembre. Tappa: El Burgo Ranero – Puente Villarente. km 25,5, ma il satellite dice 27,2… Sarà…

Tappa da mesetas… prima parte al buio e nel niente, fino a Reliegos (13 km)… un paio di bar aperti, ma non il più famoso: El Torre di Sinin, alias Elvis, un acrobata nel versare le bevande, a ritmo di Elvis Prisley.

Si punta quindi a Mansilla de las Mulas: mura romane e bocadillo. Poi chiudo su Puente Villarente, col suo lunghissimo ponte che va dal romano all’attuale, ponte con forte transito automobilistico.

Che volete di più dalle mesetas. I pensieri e le sensazioni le tengo un po’ per me.

Ciao a tutti. Domani a Leon.

Ah … dimenticavo. Partenza ore 5.35; arrivo ore 12.30

Il bar di Elvis
Le mura romane di Mansilla de las Mulas
Mansilla
Puente Villarente

Sabato 17 settembre. Tappa: Moratinos – El Burgo Ranero. km 27.9

Partenza ore 5:10. Arrivo ore 12:25. La prima volta che prenoto. Bisognava farlo altrimenti c’era il rischio di restare a piedi. Gli ostelli risultano pieni a una certa ora… metti che sul mezzogiorno fino alle due ci si salva; c’è ancora qualche posto per dormire. Tappa come al solito lunghina nel primo tratto notturno (faccio notare che alle 8 non è ancora chiaro). Un buon tratto con segnati i tracciati delle strade romane che ancora si vedono e si incrociano. Si osservano gli argini sopraelevati. Queste sono veramente strade (da: strata…. strati) fatte con le stratificazioni, partendo dal ciottoli grossi con ciottoli meno grossi, poi ghiaione e alla fine sabbia. I romani trasportavano il materiale anche da 40 km di distanza. Ora con il camion è facile facile, ai tempi … Bello anche pensare di camminare dove camminavano gli antichi legionari o dove passavano i pellegrini medievali. 

Nel Medioevo purtroppo qualcosa non ha funzionato. Per carenza di manutenzione e anche per depredamento di materiale, utile per costruire case, eccetera, si è perso un patrimonio incredibile. Da foto aeree si notano proprio i tratti perfettamente rettilinei, senza una sbavatura di una larghezza della carreggiata anche di sei metri. Noi crediamo che le strade romane fossero tutta lastricate, perché questo succedeva soltanto in area urbana per evitare troppa manutenzione. 

Ok… per quanto riguarda le foto… sempre uguali con il colore biondo dei calami del frumento tagliati 25 cm da terra per evitare di rovinare le lame sui sassi abbondanti. Però il terreno è fertile e lavorato.

Vista la situazione dei posti letto, ho tralasciato assieme al gruppetto di italiani di passare in orari decenti a Sahagun,  per andare al santuario della Pellegrina e per a ritirare la certificazione di metà percorso. A dir la verità questa sarebbe valida per coloro che sono partiti da Roncisvalle. Aprivano troppo tardi. 

All’avvio si scende alla Virgen del Puente e si passa tra le due statue a colonna, più avanti si troverà un monumento… un arco fatto di tubi di acciaio che segna la metà del percorso per coloro che sono partiti da Pamplona. Espedienti per rendere interessante il Cammino, anche in queste zone veramente piatte e disabitate per chilometri e chilometri. Ma si trovano anche delle belle cittadine e nuclei caratteristici che vivono molto del turismo per i pellegrini.

A Bercianos del Camino ci sono addirittura tre ostelli… incredibile! Ai tempi c’era solo il donativo parrocchiale.

Fermata per un super panino e coca-cola, poi di nuovo sotto a macinare km. Adesso aspetto un po’ e vado a bere e cerco qualcosa da mettere sotto i denti.

Ho fatto la lavadora e ho steso.

Tranquilli, si gira per un bel parco che c’è qui all’interno dell’albergue.

Foto? Guardate quello che vi mando.

Sono aggregato a un gruppo di sei altri italiani lombardo piemontesi e io sono l’unico veneto

Anche per domani prenotazione a Puente Villarente.

Si continua a camminare.

Ciao

Sahagun
Ponte romanico e cruceiro a Sahagun
Metà percorso per i “pamplonesi”
E ne mancano 350. Più di 500 fatti
El Burgo Ranero

Venerdì 16 settembre. Tappa: Carrion de los Condes – Moratinos. km 30

Tappa di lusso, completamente pianeggiante, dall’inizio alla fine, a parte le dolci colline nel finale per raggiungere Terradillos de los Templarios e Moratinos.

Rettilinei infiniti, 12 km, percorrendo la via romana Aquitania con altri 5 km aggiunti prima di arrivare al primo posto abitato. Tè e tostadas in pace e tranquillità a Calzadilla de la Cueza. Poi verso Lédigos. Cammino, buon ritmo del passo, a tratti uso i bastoncini. Buche e pozzanghere da evitare, incanalarsi sul tratto più battuto a bordo pista, cercando tregua per la pianta dei piedi, sottoposti a pesanti massaggi da parte dei ciottoli presenti ovunque e affioranti dal fondo stradale.

Ormai qui ricomincio a percepire il gradevole profumo da erboristeria, con toni prevalenti di finocchietto selvatico. Spariti quasi di colpo gli odori non gradevoli di letame in fermentazione. Qua i campi si sono fermati alla trebbiatura e tutto il colore viaggia sulle sfumature di terre Siena. Un unico quadro senza rossi, pochi verdi, blu del cielo con nuvole di perla. Poco da fotografare. La mente deve lavorare intensamente per non entrare in attimi di noia. Si pensa a casa, a quanto è accaduto di recente… a tutti… vivi e morti.

Penso anche alle spade dei Ferrara di Fonzaso per cercare di fare mente locale in preparazione alla presentazione di un libro a ottobre. Penso e ripenso e mi riguardo il faccino sorridente dei miei 7 nipoti. Il tempo e i km corrono. Mi sorpassa un ragazzone spagnolo e fa levare in volo da due alberi una colonia di storni. E via che si va. Coca Cola a Ledigos e rush finale su Terradillos dove avevo previsto di fermarmi. Continuo per Moratinos e trovo l’ultimo posto disponibile all’albergue hotel Moratinos. Qui c’è Matteo Scalise, Hospitalero con l’H maiuscola, re del sello in ceralacca, una chicca per la credenziale. Mangio un buon piatto: uovo, patate e jamon. Per oggi ho dato. Riposino, niente bucato. Farò  domani. Punto a Burgo Ranero, passando per l’ecuador del Camino, la metà del Cammino per chi è partito da Roncisvalle. Io la metà del mio percorso l’ho passata giorni fa. Ci sarà da ritirare anche il certificato di metà cammino a Sahagun.

Ola, ola… vamos!

Foto poche… o volete distese di campi?

Si fa giorno
Calzadilla de la Cueza
Reliegos
Albergue a Terradillos
Moratinos: sulla porta di “casa”