Vamos a Santiago

Giovedì 15 settembre. Tappa: Frómista – Carrion de los Condes. km 19 

Partito alle ore 5:50, arrivo a Carrion alle ore 11:05. I chilometri non sono tantissimi, ma si doveva fare così oppure eroicamente camminare per 35 km… non ancora fattibile per me! 

Oggi c’è stato il festival dei lunghi rettilinei, andaderos a ghiaia, lunghi eterni a fianco della strada provinciale.  La monotonia avrebbe potuto prendere il sopravvento e invece… un po’ di preghiera e un po’ di testa che si mette a fare qualche ragionamento o a meditare… e riesci a sopravvivere bene in questo territorio strano. Traducendo l’espressione spagnola che identifica la zona, si ricava un “steppa cerealicola”. Chissà di primavera che spettacolo le verdi messi ondeggianti!

Per il resto tutto bene: un leggero pizzicore al ginocchio, ma oggi fatica fisica… zero e fatica mentale… qualcosina. Arrivato troppo presto e l’accoglienza era fissata per le 13.00. Vado a comperarmi vasellina per i piedi. 

Novità della giornata: manca all’appello una maglietta tecnica.  Mi consolo: un po’ tutti ogni giorno dimenticano qualcosa. Addirittura un signore spagnolo ha perso il portafoglio con carte di credito, patente, carta di identità, ecc. Ancora non ci sono notizie. Speriamo che lo ritrovi perché era un po’ disperato, così come la moglie.  

Sono all’ostello Santa Maria, parrocchiale. €7 per il letto.

Una volta qui c’era la cena comunitaria, ora non più. Alle 18:00 c’è un incontro con le suore che gestiscono l’ostello assieme a hospitaleros volontari. Alle 19:00 messa e benedizione del pellegrino. Tra qualche minuto andrò a mangiare qualcosina.  L’epoca dei pit stop sembra essere passata, ma… 

Ciao a tutti. Ci sentiamo naturalmente. Ah… ho fatto poche foto perché i primi due paesi erano totalmente morti e con neanche una luce accesa; le prime belle foto le ho scattate a Villalcazar de Sirga.

Accontentarsi.

Statua di pellegrino a Revenga dos Campos
Villalcazar de Sirga. Santa Maria la Blanca
Stanco l’òmo. Buen provecho
Carrion de los Condes
Santa Maria del Camino

Mercoledì 14 settembre. Tappa: Castrojeriz – Frómista. km 24,7

Partenza ore 5:30; qualche giro intorno al paese per uscirne. Dopo la traversata nella piana sotto il paese, su un lungo e stretto ponte senza parapetti, inizia una buona salita verso l’Alto de Mostelares, abbastanza pendente, sia in salita che poi in discesa: tutto dritto per dritto senza un minimo tornante.

Era uno degli “obiettivi” fotografici del mio cammino fare un bel reportage dall’Alto de Mostelares, da dove si può abbracciare l’intero panorama di gran parte delle mesetas. Purtroppo anche questa volta per motivi di rallentamenti vari, la tappa cade in modo tale che l’Alto lo abbia potuto raggiungere soltanto quando è ancora buio. Quindi niente foto. I primi scatti cominciano con l’albergue di San Nicolas a Puente Fitero, dove mi offrono un caffè e mi mettono il timbro sulla credenziale. Me ne stavo andando, ma c’era da assistere a una “funzione” di benedizione che il gruppo degli hospitaleros italiani della confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia eseguono tutte le mattine. Bello sentire il Padre Nostro recitato nel miscuglio di lingue dei pellegrini.

Quindi… via di nuovo. Al di là del ponte comincia la provincia di Palencia… lunghi rettilinei che, dopo il pueblo di Itero de la Vega, sono continui. Niente possibilità di avere un panino o qualcosa d’altro nel primo paesino, perché è ancora addormentato. Il paese più vicino sarà ormai Boadilla del Camino che raggiungo molto più tardi. Vi mangio un bocadillo queso y tomato e poi via di corsa fino a raggiungere il canale di Castiglia. Procedo di buona lena… spero di anticipare l’acquazzone. Rilassante camminare con il canale sciabordante per il vento sulla destra.

Ad un imbarcadero un ciclista spagnolo mi ferma perché vuole farsi fare una foto con lo sfondo del canale. 

Qualche minuto dopo compare un piccolo battello turistico, silenziosissimo, con motore elettrico. Trasporta escursionisti. 

Ora si tratta di correre un po’ perché il vento porta qualche gocciolone rado che si asciuga subito con le folate continue di vento, ma il nuvoloni non promettono niente di buono e, infatti, nell’ultima mezz’ora, prendo un po’ d’acqua perché mi rifiuto di mettere il poncho impermeabile e il coprizaino. In effetti solo cinque minuti sono stati di pioggia veramente battente. 

Quando sono entrato in paese avevo un po’ la testa bagnata. 

Arrivato davanti al cancello dell’albergue a mezzogiorno e 10, ho dovuto rifugiarmi al bar perché l’apertura era prevista alle 13:30.

Alle 13:10 è arrivata la hospitalera e ha cominciato a eseguire le formalità del riconoscimento.

Doccia, barba, niente bucato, visto che il tempo promette ancora pioggia. 

Tappa facile e rilassante dopo quelle disturbate e di lunghezza contenuta. Domani mattina la tappa sarà sotto i 20 km, per il fatto che ci sarebbe da affrontare una tappa lunghissima in alternativa, imposta da un tratto di 17 km dove non si trova praticamente niente. O lunga o breve… facciamo breve.

Visita veloce alle due belle chiese romaniche: San Martin e San Pedro. Tutte due chiuse, come di “prassi”. Rientro da 100metrista… Piove.

Ciao… a domani. Vamos a Santiago.

Una canzone leggera leggera

San Nicolas de Puente Fitero
Puente Fitero: romano o semplicemente romanico?
Itero de la Vega
Meseta
Boadilla del Camino
Canale di Castiglia
Frómista. San Martin
San Pedro

Martedì 13 settembre. Tappa: Hornillos del Camino – Castrojeriz. km 20 

Oggi i miei problemini sono sopportabilissimi. Cammino bene e anche i problemi intestinali sembrerebbero ad una svolta positiva. Partito alle 5:40, stamattina avevo paura ci fosse la pioggia, invece no. Fortissimo vento da sud, che ha spazzato da una parte all’altra la meseta da ieri sera. Sta continuando  a soffiare impetuoso e fischia dove trova fessure per il suo flauto, anche adesso, che sto risposando sulla brandina a castello dell’albergue municipale San Estebàn.

Sul tragitto si passa davanti San Bol, famoso  ostello. Se non ci fosse stata una lucetta in lontananza non si sarebbe neanche detto che lì fosse piazzato l’ostello più spartano del Cammino. Gli alberi del viale, che conduceva alla costruzione ed era quasi un simbolo del luogo, non ci sono più… Sono stati tagliati. Tra quanti anni si rivedranno?

Come al solito Hontanas compare all’improvviso senza dare preavvisi: si trova in una valle nettamente sotto il livello del terreno della meseta. Una brioche fuori norma ed un tè segnano con un +++ il primo stop di tappa al bar a sinistra, appena entrati in paese.

Sono contento perché inizio ad avere un po’ di appetito;  perlomeno si intravvede una soluzione. Questa mattina prima della partenza ho fatto colazione abbondante, con diversi bicchieri di succo di arancia. La possibilità era data dal fatto che avevo scelto di stare a Casa del abuelo. 

Buona passeggiata nelle mesetas che, se si guardano bene, non sono nemmeno monotone, perché cambiano in continuazione ed è solo il fatto generale che siano piatte con leggere ondulazioni che le accomuna. I colori, la tipologia delle rocce e altre cose intorno cambiano e stupiscono. 

Senza tanti problemi sono arrivato alle rovine del convento di San Antón. Ho dato un’occhiata all’interno: c’era un santone italiano che dava istruzioni ad altri due in una specie di conversazione – intervista. Il santone era vestito in modo particolare. Non mi sono fermato tanto e ho ripreso subito per Castrojeriz. A inizio paese c’è da visitare la bella Collegiata di Santa Maria del Manzano. Nella chiesa un piccolo museo di opere d’arte. Grande bellezza delle volte. La musica d’organo in sottofondo mi ha richiamato alla mente le cantigas de Maria scritte (?) da Alfonso X el Sabio, che parlavano di miracoli fatti della Madonna praticamente in tutta la Spagna. Alcuni episodi sono legati alla Madonna del Manzano.

Visita finita e si sale: l’ostello San Estebàn è a fine paese e Castrojeriz è il pueblo in assoluto più lungo del Cammino: 2 km. 

Doccia, biancheria, mettere un po’ d’ordine. Appunti.

Ore 16.00 piove a dirotto. Temporale previsto. Poveretti quelli che sono per strada.

Ciao gente.

Il grande vento proveniva da sud. Io vi dedico una canzone quasi pellegrina:  Viento del Norte.

Mesetas
Hontanas
Rovine di San Antón
Castrojeriz
Santa Maria del Manzano
Il castello di Castrojeriz
Ostello San Estebàn

Sono passato a trovare Amancio, a 50 m da qui. Amancio è un’istituzione del Cammino. Da 75 anni porta avanti il suo negozio al servizio del pellegrino. Anche sui giornali la prima cosa che si sottolinea è che “Amancio tiene todo!” – Amancio ha tutto – Infatti, dalle scarpe ai bastoncini, ai detersivi, alle creme…

ciabatte… libri sul Cammino… calzini, sacchi a pelo…. todo.

Sono uscito dal negozio con una foto e con il suo augurio di Buen Camino. Il 4 settembre ha compiuto 90 anni.

Con Amancio

Lunedì 12 settembre. Tappa: Burgos – Hornillos del Camino. km 21

Per evitare grandi casini, nelle regole del municipale di Burgos c’è pure quella che la partenza deve essere fatta a partire dalle sei del mattino e non prima. Va da sé che ci sia caciara, ma non più di tanto.

Sono partito alle 6:10. Gamba un po’ malconcia e dolorini attorno all’articolazione del ginocchio.  La notte comunque aveva migliorato la situazione. 

Lento, lento… si va avanti. È previsto il primo assaggio di mesetas. Giri in città per uscire. Non me lo ricordavo così ingarbugliato l’inizio tappa. Per fortuna ci sono le applicazioni per controllare la posizione; qualche freccia crea di quando in quando equivoci. 

Il primo paese vivo è Tosantos; la chiesa è aperta e una anziana signora appone il timbro alla credenziale e si rimette a lavorare all’uncinetto. Mi fermo al bar a bere una Coca. Proprio qui cinque anni fa una anziana pellegrina spagnola mi prese in giro per il mio mega bocadillo… Simpatica; fumava il sigaro.

Riprendo stancamente il Cammino e giungo presto a Rabé de las Calzadas, altra Coca Cola. Sete bestiale, acqua clorata… pessima. A fine paese, chiesa aperta… altra anziana signora (suora???) con il compito del timbro. Stavolta c’è anche la medaglietta miracolosa della Madonna. La signora me la mette al collo e mi benedice con un sorriso.

Vado avanti con il talismano. 

La gamba gira bene e non ricordo più il dolore. Il solito problema comunque è in agguato. Si ripresenta di quando in quando. Sulle mesetas esistono pochissimi cespugli. Arrangiarsi.

Da questa mattina, appena sveglio, il vento ulula e da qualche minuto pioviggina. Anche alle 13.10, quando stavo entrando entravo in paese, a fine tappa, cadevano goccioloni radi, ma di spessore. Non era comunque necessario coprirsi. Domani vado a Castrojeriz. Oggi ho imparato, nonostante Oriano lo ripeta nel suo sito, che bisogna prenotare… anche i municipales

Sono alla Casa de l’abuelo… la casa del nonno: stanzone a 5 posti con bagno/doccia.. più caro degli altri albergues, ma letti singoli. In giro non c’erano più posti a bajo. Non mi andava di arrampicarmi sulla brandina superiore. In stanza per il momento: due fidanzatini danesi e una signora inglese.

Ciao gente!

Tra cavalcavia e sottopassaggi spunta l’arte
Tardajo
Rabé de las Calzadas
Rabé de las Calzadas
Rabé de las Calzadas
Rabé de las Calzadas
Mesetas
Hornillos del Camino

Domenica 11 settembre. Tappa: Atapuerca  – Burgos. km 21

Volevo rimanere qualche minuto in più a letto, in quanto la tappa non sarebbe stata lunga. Ma i francesi si sono scatenati già alle 4:45. Ma, se i francesi si comportano così, mi sembra giusto che, da unico italiano in circolazione, mi aggreghi al cammino anch’io. Certo è che, come al solito, parto prima di loro. Scalata alla croce di Atapuerca, con la frontale e… un paio di pit stop. Qualche foto con luna piena, poi discesa di avvicinamento a Burgos: si vedevano le luci in lontananza. Incidente sul percorso: scivolone…. sassolini sul gradino di pietra e volo abbastanza controllato, ma non del tutto. Piccola stirata al collaterale interno della gamba destra. Sembrava niente di niente, non faceva male, ma alla fin fine ho aggiunto anche questo alle mie pene. Colazione a Cardeñuela Rio Pico: tè e tostadas.

Quindi… avanti con qualche fermata e si giunge presto al momento di scegliere come fare l’entrata a Burgos. Prosecuzione per la zona industriale oppure dalle parti dell’aeroporto? Scelgo la seconda opzione e, ai cassonetti dopo il ponte sopraelevato sulla superstrada, giro a sinistra. Sulla guida 1 di Oriano di pellegrinibelluno.it si trova ben spiegata la deviazione. 

In poco tempo raggiungo Castañares dove inizia la lunga passeggiata di avvicinamento che segue il Rio Arlanzon, e questo fino ad arrivare in centro a Burgos. 

Questa volta scelgo l’ostello municipale, lasciando perdere Casa Emmaus che sarebbe stata più scomoda domani mattina per la partenza. Infatti al municipal mi trovo perfettamente sul Cammino. La comparsa della cattedrale fa sempre un grande effetto. Stasera ci andrò anche a messa del pellegrino alle ore 19:30. Quando ho finito con la lavadora, stendo la roba e vado a visitare all’interno la cattedrale: cosa già fatta, ma, siccome è una splendida costruzione, ricca di tesori artistici, è giusto ripetere il giro.

Devo fare anche rifornimento di skei.

Mi sono concesso un pintxo di tortilla de patata e un birrino.

Ora però ho anche la gamba da trascinare. Alleluia! 

Alle 18.00 la temperatura all’ombra è di 33°.

La croce sull’Alto de Atapuerca
Le luci di Burgos
Bus artistico
L’albergue di Cardeñuela Rio Pico
La passeggiata finale
Il Cid Campeador
Burgos. La cattedrale
Pellegrini

Sabato 10 settembre. Tappa: Espinosa del Camino  – Atapuerca. km  23,5

Luna

Mi sto facendo da mangiare. Chiaramente cosa dice la dietologa in casi come il mio? Pasta in bianco e patate con un filo d’olio. 

La tappa di per sé è stata anche buona: i 400 metri di dislivello previsti li ho fatti senza nessunissima fatica, chiacchierando pure con un collega spagnolo pensionato, molto religioso. Lui si è poi fermato a San Juan de Ortega, mentre io ho continuato, pensando prima di fermarmi ad Agés, ma ho optato per Atapuerca. 

Partito alle 6:20 e arrivato alle 13:15. Niente male considerato che le fermate sono sempre richieste dallo stato di salute. Non avevo previsto altre soste, invece a San Juan de Ortega ho fatto una sosta e lo stesso ad Agés per bere. Da Villafranca Montes de Oca si sale alla cosiddetta Pedraja, passeggiata tutta all’interno di un bel querceto riposante e, quando il sole cominciava a picchiare, riparata dal sole.

Certo… pure con nascondigli ideali, magari con dei rovi o delle ortiche. 

Da fotografare paesaggi.

A un certo punto è comparso il monumento ai caduti uccisi durante la guerra civile spagnola nel 1936 e sono passato quindi, in successione, a el Oasis, bar volante e banchetto con totem e altro all’intorno. Mi risulta ridottissimo nei confronti di 5 anni fa. Infine, al termine della discesa, è sbucata quasi inattesa la bellissima chiesa di San Juan di Ortega, costruita dallo stesso santo, almeno nel primo stralcio ed è di una bellezza lineare, comune ad alcuni edifici religiosi costruiti in epoca romanica. Bel portale, semplice ma grandioso. Chiesa chiusa. All’interno riposa lo stesso S. Juan de Ortega che ha dato il nome al pueblo. Più giù il bar per bersi una Coca-Cola e via di nuovo verso Agés, raggiunto dopo mezzogiorno, e quindi verso Atapuerca, famosa per il ritrovamento del più vecchio Neanderthal d’Europa. In mezzo ai campi c’è pure la grande costruzione del museo, dedicato agli ominidi e alla presenza umana dei primi europei.

Orari, lontananza dalla strada, forse anche i costi… e… mi hanno dissuaso da un pensierino di visita. 

Arrivato tutto intero, sempre un po’ a disagio. Bella doccia, riposino pomeridiano con una dormita di qualche decina di minuti e adesso mi sto facendo da mangiare. Anzi ho già mangiato la pasta e ora mi mangio quattro pezzettini di patata e sono a posto. Per il resto tutto bene.

Fate i bravi, se potete. Io vi penso in tanti, anche se non so chi legge. Ogni giorno mi ribalto il paese sottosopra, pensando a tutti.

Ciao. Alla prossima puntata. Burgos? 

Villafranca Montes de Oca. Chiesa
Monumento ad alcuni fucilati della guerra civile spagnola
Un ridotto el Oasis
San Juan de Ortega
Agés
Verso Atapuerca
In camera

Venerdì 9 settembre. Tappa: Grañon – Espinosa del Camino. km 24 

Si ricomincia a camminare finalmente, ma non è che vada tutto per il verso giusto e, se l’altro ieri ho percorso una mia via crucis intera, questa volta per lo meno una mezza c’è stata. Non sono per niente guarito. In sé, cammino senza nessun problema, anzi, pensavo stamattina, che la scelta di portarmi le scarpe da trail, non in goretex, leggerissime e super molleggiate, è stata perfetta (almeno fino ad ora), perché, sulle lunghe piste di terra mista a ghiaione, non si sentono effettivamente le punzecchiate dei sassi di frantoio, cosa che nel precedente cammino mi avevano provocato parecchi fastidi. Partenza alle ore 5:20: solita sveglia quasi collettiva, fatto colazione al super donativo di Grañon e nessuna difficoltà nel trovare la strada, anche se qualche volta controllo con il GPS. Da subito ho usato i bastoncini che di solito mi prendo dallo zaino dopo 6 – 7 km senza. 

Questa era una tappa abbastanza pianeggiante con ondulazioni… come sempre… Non mancheranno mai. Si toccano diversi paesi a distanze molto contenute, per cui si hanno riferimenti e anche appoggio. I bar fino a una certa ora sono tutti chiusi ed è una vera fortuna imbattersi in un posto dove si può bere un tè o qualcosa d’altro. Tanti bar sono chiusi e sono lì solo per bellezza. Ho visto, a Grañon, nella giornata di “studio”, almeno tre bar chiusi e mai un movimento di apertura, sia al mattino che al pomeriggio. 

Il solito problema si è riproposto strada facendo ed ho dovuto cercarmi i posti di “imboscamento” vicini che, durante i giorni di punta, sono anche abbastanza battuti dai peregrinos, da come si vede. 

Un paese un po’ più grosso sul tracciato era Belorado che veramente ha avuto una svolta nel senso di accoglienza del cammino: dappertutto bandiere, murales, negozi, bar, eccetera. Giunto a Belorado, praticamente avevo superato bene metà della tappa e mi potevo anche leggermente rilassare… Si fa per dire.

Ho scelto di fermarmi a Espinosa del Camino, a 3 km da Villafranca Montes de Oca, perché, dal sentire, tutti gli altri pellegrini si dirigevano là. Mi ero proposto di farlo anch’io, ma passare una notte più tranquilla può essere un toccasana. 

Ecco… cominciano le prime sensazioni particolari sul Cammino; qualche volta solo guardando un oggetto, un panorama, un particolare, la testa comincia  frullare idee. Mi veniva una riflessione sull’autunno, vedendo tutti i campi di frumento praticamente tagliati ad altezza 20 cm e osservando i vicini campi di girasoli con la corolla reclinata, carica di semi, non più in grado di seguire il tragitto del sole. 

L’autunno, come stagione e, metaforicamente, come periodo della vita, sono queste armate di girasoli con il capo reclinato. E l’armata del frumento falciata. Tutto a un passo dal rendiconto finale. Vabbè, lasciate perdere. 

Sono pensieri un po’ strani, ma mi sono balenati improvvisamente.

In compenso vi ho fatto la foto anche di girasoli con il sorriso, intagliato da mani probabilmente femminili, durante una pausa del cammino. 

A dire il vero li cercavo questi volti nel girasole per mandare una foto ai nipoti.

Sono arrivato alla base logistica di questa sera alle ore 13:15 circa e sono stato accolto molto bene. La signora che gestisce il tutto mi ha preparato anche un litro e mezzo di acqua con limone per combattere il mio problema e questa sera mi cucinerà del riso da mangiare in bianco. Mi hanno consegnato una cameretta: io occupo una brandina, delle quattro disponibili, in basso. Mi hanno detto che cercheranno di lasciarmi solo a meno che non abbiano bisogno di spazio per altri pellegrini che arrivano in ritardo. E per domani ho messo le mani avanti chiedendo se eventualmente ci sono problemi a rimanere. Ma è una cosa che non vorrei fare. Presumo di puntare ad Agés, però domani mattina devo prenotare perché altrimenti c’è il rischio di rimanere in panne. 

Ho visto una pietra miliare che segnava 550 km all’arrivo; significa praticamente che ne ho fatti più di 300 dalla partenza. Vamos a Santiago… forse.

Ciao. Ultreia e suseia… e anche… animo!

Chiesa di Viloria
Statua di Santo Domingo de la Calzada, grande costruttore di ponti, nato qui a Viloria
Coca Cola a Belorado
Colori a Belorado
Belorado. La chiesa …. e la stanghetta dei miei occhiali
Tosantos e in lontananza la Virgen de la Peña (chiesa)
Villambistia
Villambistia
Espinosa del Camino

Giovedì 8 settembre: fermo per un giorno

Giovedì 8 settembre. Niente tappa oggi: sono fermo in attesa di rimettermi dopo l’inconveniente. Oggi farò una visita abbastanza a tappeto qui a Grañon. Grañon è un paesotto un po’ dilatato, con pochissimi abitanti (250 ca.) e, di notevole, solo la bella chiesa romanica. Ci sono le case a graticcio, di tipo celtico – tedesco. Ci saranno stati i Visigoti da queste parti? 

Un’altra caratteristica fondamentale è la pianta perfettamente rettangolare del villaggio con cardo massimo e con le vie ad angolo retto tra loro. Se non è stato un accampamento romano, sicuramente lo è stato nel primissimo Medioevo.

Cosa raccontare di questo paese?  Una leggenda spiega come il paese ha fatto a risolvere un problema di possesso di terreni comuni con Santo Domingo de la Calzada alla metà del secolo XIV. Circa 1000 ettari di terreno incolto di proprietà collettiva era conteso tra le due località vicine. Saggia decisione di evitare ogni scontro armato. Si decise una lotta all’ultimo sangue singolo contro singolo. Il vincitore avrebbe guadagnato il territorio per la propria città. Il campione di Santo Domingo era super allenato ed era cresciuto con alimentazione sana e di effetto, mentre il contendente di Grañon era famoso per la sua dieta a fagioli rossi (caparrones). 

Inizia la lotta, il campione di Grañon aveva grosse difficoltà nell’afferrare l’avversario che era stato unto con olio d’oliva per evitare le prese dell’avversario. Il nostro eroe però riuscirà a mettere un dito nel sedere all’avversario per poi lanciarlo lontano contro la roccia. Anche Martín García, così si chiamava il grañonese, morì qualche giorno dopo per le  ferite. Annualmente gli abitanti di Grañon fanno un pellegrinaggio alla croce, dove esiste il confine tra le due località, e festeggiano a suon di fagioli rossi la vittoria, commemorando il vincitore Martín García.
Oggi mi sembra di aver recuperato abbastanza bene e domani riparto. Ho riposato e cominciato cautamente a mangiare.

Vi mostro le foto degli angoli caratteristici di Grañon. Ciao.

Ah… la cena di ieri sera
Lavastoviglie?
Camerata de La Casa de las Sonrisas
Il campanile e l’albergue di San Juan Baptista
I due bar unici in possesso del sello. Sono vicini vicini. Altri bar sono “perennemente” chiusi
Vie lunghe e dritte

Mercoledì 7 settembre. Tappa: Azofra – Grañon. km 22

Mercoledì 7 settembre. L’armata inglese comincia a farsi viva alle 4:45 con manovre varie: accensione di luci, eccetera… che viene voglia di partire e

“Se l’armata inglese se ne va, 

se non partissi anch’io, 

sarebbe una viltà.” 

Di fatto è che loro si sono alzati per fare una mega colazione, come di dovere, e io mi ritrovo da solo in strada alle ore 5:35. Procedi di buon passo, facendo i miei pit stop, purtroppo fastidiosi. Nessun inglese mi ha sorpassato in tutta la tappa. Significa che se la sono presa comoda. Io avevo il mio bel daffare ad uscire dal tracciato e nascondermi dietro qualche cespuglio o anche in pieno campo. Se volete aggiungere un capitolo alla guida “Se io… Come? Dove?, sappiate che, anche andare in pieno campo visibile dappertutto, la gente non pensa male. Poco prima di Santo Domingo de la Calzada, un giovanottone tedesco, di Berlino, con in spalla uno zaino-armadio, mi ha chiesto se avessi passato nel campo la notte e fossi sul punto di partire per la tappa. Lui aveva fatto lo stesso un po’ più sopra, con la sua tenda. 

Niente di particolare nella prima parte. Tutto previsto, ma, come dice Alvaro, ci si aspetta di bere qualcosa a un bar a Cirueña. Niente da fare, siamo fritti: tutto chiuso! Ed erano orari ampiamente abbordabili, orari fattibili. Prima di Cirueña c’è Ciriñuela, una bella urbanizzazione, fatta dal nulla e piantata là a “servizio” del bel campo da golf visibi le a bordo tracciato. Mi sembra ancora una zona disabitata, con moltissime case e appartamenti ancora in vendita, cosa chiara già 5 anni fa. Ho preso un tè al primo bar aperto di Santo Domingo de la Calzada e un Aquarius per il viaggio. Disgraziatamente la barista me l’aveva quasi aperto e dal leggero sollevamento della linguetta di strappo, mentre riponevo la lattina, usciva tutto il liquido. Mi sono ingollato l’intero contenuto e sono ripartito. Fatto 2-3 foto all’esterno della cattedrale dedicata a S. Domingo, appunto, senza andare a visitare l’interno, cosa già fatta cinque anni fa. Dispiaceva un po’ perdermi lo spettacolo del gallo e della gallina (del miracolo) all’interno. Sicuramente il galletto mi avrebbe cantato: “A Santiago si va!” Questo è tutto per S. Domingo. Poi saliscendi, pit stop vari. Sono arrivato finalmente a Grañon alle 13:15 e ho preso alloggio all’albergue Casa de las Sonrisas, ostello sui generis, privato. Probabilmente è l’unico a donativo su tutti i cammini ad essere privato. Ho scelto di non andare al donativo parrocchiale perché là si dorme su materassini a terra e durante la notte avrei dovuto disturbare tutta la ciurma, nel momento del bisogno. Meglio così, anche se tutti dicono che è un’esperienza eccezionale andare a dormire sul campanile. L’hospitalera mi ha subito chiesto cosa desideravo per cena per mettere un po’ a posto lo stomaco e l’intestino. La proposta era riso e patate che mi andava benone. Dopo un riposino, fatto in coda a tutti i vari riti pellegrini post entrata nell’albergo, ho fatto un giro in paese per bermi un tè e per farmi timbrare la credenziale. Sembra impossibile, ma tutti gli alberghi di Grañon NON hanno il timbro (sello). Rimango anche domani nello stesso ostello per cercare di mettere un po’ in ordine il mio problema. Cena comunitaria simpatica, ma non eccezionale. Lavato e asciugato piatti tutti assieme e fatto le pulizie post cena. Tutti a nanna! Domani è prevista la colazione già a partire dalle ore 5:00, tutto incluso nel donativo. Bisogna essere sicuramente generosi.

Dai miei imboscamenti
Campo da golf a Ciriñuela
Ai pellegrini
Rotonda al Peregrino. Cirueña
Campo da golf
Ondulazioni sulla via per Santo Domingo de la Calzada
Chi avrà tagliato il grano?
Cosa sarà? Area di descanso 1 km prima di Santo Domingo de la Calzada
Entrata a Santo Domingo de la Calzada
La cattedrale di Santo Domingo de la Calzada

Cattedrale

Descanso
Grañon. La chiesa parrocchiale

Martedì 6 settembre. Tappa: Navarrete – Azofra. Km 21,5

Martedì 6 settembre. Oggi un po’ di Via Crucis a causa del “colera”. La notte l’ho passata bene; non ci sono stati problemi, così come nella prima parte di cammino. Tra l’altro mi sono svegliato, anche tardino, alle 5:40, e son partito alle 6:00. Al seguito l’acqua con polverina miracolosa datami dalla dottoressa ieri pomeriggio per reintegrare i liquidi. Si viaggia tra i vigneti in notturna; non è difficile trovare la strada ben segnalata; poi comincia la lunga parallela all’autostrada con rumore connesso.

Se c’è qualcuno che si domanda una cosa che nessuna guida riporta… che sarebbe a dire: “E se mi capitasse di… dove si potrebbe andare?” 

Vi assicuro che, se vi capita, imparerete subito che i vigneti sono i punti migliori; dove non ci sono vigneti, cespugli a gogò; non ci sono problemi. Sulle mesetas, dove non si vede un albero, rifletterò sul da farsi, ma non occorre scrivere guide sul tema.

Dai, oggi c’erano 15 km tondi tondi per Nàjera, fatti lentamente, ma da pellegrino senza problemi… ovverosia senza altri problemi, eccettuato quello. Da fotografare… soltanto grandi estensioni di vigneti simili ai nostri. Hanno di diverso l’irrigazione a goccia, con canali ai bordi esterni dell’appezzamento con cisterne chiuse rotonde, in cui si sente gorgogliare l’acqua. I grappoli pendenti sarebbero una golosità, ma di questi tempi non mi viene neanche voglia di prenderne. 

Mi sono fermato a mangiare una tortilla di patate assieme al tè. Ho acquistato una bottiglia d’acqua e una di Aquarius che mi sono scolato in poco tempo; poi ho iniziato la salita per scavallare verso Azofra. Altri panorami: viti all’infinito. Ultime fughe dietro una vite o dietro un cespuglio prima di arrivare in paese. L’albergue municipal è buono con camerette a due posti e letto normale, non a castello. Abbastanza docce e bagni. Il problema è che qualche volta, trovandosi con un sacco di inglesi, –  e non sono razzista – si ha modo di vedere che sorpassano quando sono in coda; sono invadenti e lasciano tutto in giro; non sanno una briscola di altra lingua straniera, per cui o tu sai l’inglese o nisba. Disteso sul letto ad aspettare che si asciughi la biancheria fatta con la lavatrice. Più tardi vado a comprarmi qualcosa per farmi da mangiare. Faccio  riso in bianco. È che il negozio apre alle 5:00 circa e devo mangiare molto prima del marasma di pellegrini: tutti che vogliono farsi da mangiare.

Non ci sono italiani nell’ostello, pochi sono gli spagnoli, ma un sacco di inglesi. Problema è che qua accolgono le prenotazioni.

Gran sole anche se le temperature sono appena sotto i 30°; ci fa star bene un venticello sonoro che spazza la chioma degli alberi. Qualche foglia se ne va, anticipando l’autunno. Non mi resta che farmi una pennichella, aspettando le cinque.

Mangiato riso, bevuto “medicina”. Non mi fido di andare a messa e fare foto. Resto qua, tra piscinetta immergipiedi e ambienti vari. Sembra un hotel, non si respira aria da pellegrini. Amen.

Ciao a tutti

Somos los peregrinos
Il portale romanico dell’antico hospital di Navarrete è diventato la porta del cimitero della cittadina
Esplode il sole alle spalle. Si cammina verso ovest
Ventosa e i suoi vigneti
Prima di Nàjera
Poesia più o meno del: “Ma chi te lo fa fare?”. Bella domanda esistenziale e religiosa. È stata riscritta nuovamente, stesso muro, stesso settore
Nàjera. L’ostello di 5 anni fa
Najera, città di chiese monumentali
Verso Azofra a pochi km da Santiago
Entrata a Azofra