Vamos a Santiago

Lunedì 5 settembre. Tappa super ridotta: Logroño – Navarrete. km 13. Amen

Prevista una tappa lunghetta, a rasentare i 30 km. Ed invece oggi mi fermo dopo 13 km, a meno di 600 km da Santiago. Piccoli segni me lo consigliano: dopo stitichezza per 3 gg, oggi diarrea poco gestibile. Fuga nei vigneti. Inoltre piccolo segnale di pressione bassa. Dopo una colazione un po’ forzata a Navarrete, visita alla bellissima chiesa con un immenso retablo barocco ricoperto da foglie d’oro, mi trovo in paese l’albergue municipal per poi fare il turista. Doccia, riposino pomeridiano. Al centro medico, al supermercato, in farmacia. La dottoressa con cui ho parlato mi ha ordinato bustine idratanti contro la diarrea. Anche se ho questo inconveniente sto comunque bene…

Ho pensato di fare 15 km in meno per riposare e non rischiare tracolli. In sé vado bene, ma cercare in velocità un posto nascosto tra i cespugli… che non ci sono… non è sempre dignitoso. Poi calo di pressione o di zuccheri. Per oggi meglio accontentarsi.

Domani se sto bene riparto… Vado ad Azofra, 22 km.

Questa mattina sono partito in contemporanea con un ragazzo romeno senza zaino. Tra GPS e tabelle andavamo veloci. Pur essendo sul Cammino – così indicava il GPS – siamo finiti nella corsia di emergenza dell’autostrada. Scavalcato il guardrail abbiamo seguito il sentiero per salire verso Navarrete. Siccome lui aveva il suo bel passo, l’ho invitato a seguire il proprio ritmo. Via come un jet. Più rivisto. La salita verso lo scavallamento per Navarrete me la ricordavo più ripida. Sono stati fatto grandi lavori: sovrapassi, ecc. Anche il toro di Osborne me lo ricordavo più piccolo. Fine tappa in centro a Navarrete. Ultimi saluti ai 3-4 pellegrini che conoscevo.

Ieri sera Josep, il mio amico pittore rapido e compagno/guida sull’aragonese, che ho rivisto a Logroño, mi consigliava una seria visita alla chiesa di Navarrete e di apporvi il timbro alla credenziale. Fatto! So che lui mi legge. Salutoni a lui e a tutti. Vamos a Santiago… più lentamente. Ciao.

Verso Navarrete nelle prime ore di luce
ll toro di Osborne
Resti dell’antico hospital di San Juan de Acre
Navarrete nel sole
La patrona di Navarrete
Santa Maria di Navarrete
Santiago pellegrino
Lo splendido retablo della chiesa di Navarrete
Fonte di fronte la chiesa
Scultura nel centro di Navarrete

Domenica 4 settembre. Tappa Los Arcos – Logroño. km 28

Cominciamo dal fondo: sono arrivato alle 13:50, ora di mezza giornata, 34°, terribile. Era già successo 5 anni fa, nel mio secondo Cammino. Allora avevo incontrato anche mio nipote Thomas che era qui come massaggiatore di Contador alla Vuelta. Volevo fare una foto con il campione, ma la cosa risultava molto difficile. Avevo fatto anch’io la medesima tappa dei ciclisti. Come oggi. Loro facevano 42 km, noi pellegrini un po’ di meno, ma faticosi. Oggi ho ripetuto la strada e ho trovato qualche modifica… in meglio, nel senso che ormai i sentieri sono diventati strade, usufruite anche dai pastori nella transumanza… Lo si nota subito, ma ben venga che i tracciati siano polivalenti.

Arrivo alla base, controllo la roba per farmi la doccia e mi ritrovo con un sandalo in meno, sicuramente perso per strada. Ora sto viaggiando con il calzini dappertutto. Sono partito questa mattina alle 5:20 e ho fatto il primo tratto fino a Sansol e a Torres del Rio senza difficoltà, anche se le salite non mancano mai e qualche volta sono lunghe; ho fotografato poco, visto anche che un buon pezzo lo ho fatto al buio, ma vi manderò il risultato finale.

Sono abbastanza in forma; qualche giuntura fa male, specialmente al mattino a freddo, sull’anca sinistra, per esempio, e continua a farmi un po’ male l’infiammazione al tendine sotto il malleolo sinistro,  ma al confronto di quando sono partito, dà solo qualche segnalino ogni tanto; mi sembra quasi del tutto guarita. Una vescica, che dovevo curare, al pollicione (alluce…. direbbero i puristi) destro, parte interna del piede, mentre aspettavo il momento di fare l’operazione self service ago e filo, è completamente guarita e non mi ha nemmeno dato fastidio. Nei punti di pressione contro la tomaia della scarpa uso sempre dei pezzi di cerotto di carta, che vanno divinamente bene, per evitare il continuo attrito piede contro scarpa.

Pit stop a Torres del Rio. Bocadillo… queso y tomato, poi via per colline e valli, sorpassato da tanti. Avvicinamento lento. 5 anni fa la visita a Viana non era nel tracciato “obbligatorio ” e si poteva saltare, all’entrata. Sempre bello vedere il centro.

Poi si entra in Rioja, patria del vino. 

Le viti sono basse ad alberello. L’uva è quasi tutta da vendemmia. Se vedo qualche contadino domanderò il permesso di mangiarmi un grappolo.

Vi lascio qui perché pian piano sono fuori tempo massimo.

Ciao. Un ricordo, per tutti in paese, per parenti e amici.

La temperatura è ancora sopra i 30°. Nel cortile dell’albergue stanno facendo un concerto di musica lirica… tenore e piano. Ascolto sdraiato a letto: non male!

Fate i bravi!

Canzoncina

Chiesa templare di Torres del Rio
Il sole da Sansol
Verso la Rioja
Plaza de toro a Viana
Viana
Logroño. Chiesa di Maria de la Redonda
Graffito: il Camino si fa con gli stuzzichini (tapas)

3 settembre. Sabato. Tappa Estella – Los Arcos. km 21,3

Sabato 3 settembre. Tappa quasi di lusso, per la distanza contenuta, 21,3 Km, e per la mancanza di grosse asperità, anche se le belle salite ci sono sempre. Un ricordo del 2017, dell’altro Cammino di Santiago: la paura nella salita di Villamayor de Monjardin; mi sembrava che dovesse arrivare fino in cima al monte da cui dominava il castello/rocca. Questa volta però sapevo bene che a un certo punto, dopo una curva, ci si sarebbe trovati di fronte alla Fuente del Moro, cisterna romanico-arabeggiante. Partito alle ore 5:45, raggiungo facilmente Ayegui (una volta qui consegnavano al pellegrino la “compostela” dei primi 100 km, calcolandoli da Roncisvalle), immersa nel rumore frastornante di una discoteca all’aperto. Penso che per gli abitanti sia stata dura dormire questa notte. Incontravo continuamente giovani e non capivo da dove venissero e dove andassero… Probabilmente in discesa verso Estella. Va beh. Gioventù! In breve ho raggiunto Irache e sono entrato nel recinto della Fuente del Vino, dove ho bevuto il mio sorso propiziatorio, che viene offerto della cantina Bodegas Irache. Mi dicono che più tardi la magica fontana donasse soltanto acqua, buona tra l’altro, senza cloro. Alla Fuente, all’altro rubinetto, mi sono riempito di acqua fresca le due bottigliette che porto sempre nei taschini laterali dello zaino. Arrivato a Azqueta, il paese di Pablito “el del palito”, l’anziano signore che perlomeno per 25 anni ha dstribuito gratis migliaia di bastoni in nocciolo per camminare. Non mi aspettavo certo di vederlo in piazza, com’era abitudine anni fa. Erano le 8:00  e la signora del bar alzava puntuale la saracinesca; mi ha lasciato entrare per un tè e tostada – pane tostato – con burro e marmellata. Ripresa del Cammino, tranquillo sulle ondulazioni che ci portano tra i vigneti di Villamayor de Monjardin. Nei km che mancano a Los Arcos, classica fermata per una coca-cola alla “camioneta“, punto di ristoro mobile, in quel tratto senza servizi di genere. Raggiunto dalle uniche due persone che ormai conosco, dopo l’abbandono di Josep e Arturo: Gabriela (argentina) e Nieve (spagnola di Pamplona). Assieme raggiungiamo Los Arcos. Il campanile batteva le 12.30, quando mi trovavo esattamente davanti all’albergue. Nieve continuava per Sansol, cosa che avrei voluto fare anch’io, ma ho lasciato perdere: troppo sotto il sole concente. Doccia, giretto di rito per fare delle compere; visitati (con sello – timbro -) la chiesa di Santa Maria, aperta, e anche il bellissimo chiostro. Rientrato mi sono disteso a letto e mi sono addirittura addormentato. Ho mangiato un po’… quindi messa prefestiva con benedizione del pellegrino alle 8:00 in chiesa. 

Ciao a tutti. Vamos a Santiago!

PS: nella stanzetta siamo solo in due. Il mio vicino russa stile segheria. Amen. Ah, non uso i tappi per le orecchie. Ad ogni modo li vendono dappertutto.

Azqueta, paese di Pablito
La Fuente del Moro
San Andrés a Villamayor de Monjardin
Vigneti di Villamayor. Uva matura!
Arrivati a Los Arcos
Nel bel mezzo di un matrimonio
Chiesa di Santa Maria
Il chiostro

Ottavo giorno: Puente la Reina-Estella. km 21,6

Venerdì 2 settembre. Ormai sono sul cammino francese, prima giornata. Va un po’ così e così perché nel pomeriggio c’è il funerale dello “zio” Raffaello. Io non ci posso essere, però mi troverò una chiesa e starò a pensare. Va bene. Strada facendo ho incontrato anche dei tipi tosti; uno per tutti, Patrick: è partito dalla Francia, vicino a Mont Saint Michel ed è arrivato, camminando sul cammino del Nord, fino a Santiago e Finisterre, per poi tornare lungo il cammino francese.  L’ho incontrato oggi con già 1800 km sulle gambe; quando avrà finito ne avrà fatti 2400; ho incontrato Joseph, dal Lussemburgo, che con il suo carrettino sta andando a Santiago e Finisterre. Oggi, quando mi hanno raggiunto gli ultimi due amici del cammino aragonese … io sono partito prima…, sono sempre stato assieme a loro, facendo qualche sosta nei luoghi di descanso attorno alle chiese. A noi si è aggiunta Gabriela, argentina, e poi è arrivata anche Nieve da Pamplona, già incontrata ieri a Eunate. Giunto all’albergue alle 13:15, mi sono fatto timbrare la credenziale, ho depositato tutto (mochila a bajo, in spagnolo perché Gianpi non dica che ho copiato da lui) e sono andato a bere assieme ai due amici che con oggi finiscono il cammino. Forse rivedrò Josep domenica a Logroño.

Si va avanti lo stesso. Il Cammino è  come la vita: qualcuno ci lascia e ci rimaniamo male; si soffre. Il  Cammino è un posto dove si percepisce tutto in modo speciale; ho il groppo in gola. Ciao Raffaello!

Qua i chilometri, come gli anni, i giorni della vita, calano: oltre che essere sceso sotto gli 800 da Santiago nell’Aragonese, son passato sotto anche ai 700. Mancano infatti 661 km a Santiago. Quanti ne ho fatti? Non faccio il calcolo. Fate vobis. (Il Camino aragonés è lungo 165 km).

Non c’è niente altro da dire al momento. Vi mando qualche foto. Ciao a tutti.

Cirauqui, “il paese delle vipere”. Interessante eh. Vero Tommy?
Chi dice che ci sono pochi pellegrini?
I miei amici pellegrini dal Somport in poi sul ponte medievale di Villatuerta
Chiesa del Santo Sepolcro a Estella
Estella. San Pedro de la Rua
Estella. Ponte sul Rio Ega
Estella. Il Rio Ega

Giovedì 1 settembre. Monreal – Puente la Reina. Km 31

Giovedì 1 settembre 2022: partenza presto come al solito, alle ore 5, e camminata nel buio con saliscendi continuati. Al comparire nel sole, soprattutto, sono riuscito a fare qualche foto, però sono abbastanza ripetitive, visti i paesaggi tutti simili. La tappa di per sé è tutta una ondulazione; mi sono ritrovato di primo mattino a disturbare sia un piccolo cerbiatto, sia un buitre, un avvoltoio dall’apertura alare simile a quella di un’aquila. Piccoli paesi con le luci accese; arrivato a Tiebas mi sono mangiato un super mega bocadillo con una buona coca-cola. Da lì in poi il calore l’ha fatta un po’ da padrone. Questa sera si rimane ancora sulla temperatura di 37 gradi.

Strada facendo, alla ricerca di un bar, una signora mi ha offerto sia un posto all’ombra, seduto, che diversi bicchieri di coca-cola, solo per un grazie. Un abbraccio al Santo per lei, quando sarò a Santiago. Là medito di scriverle una cartolina, anche non sapendo il suo nome, né la via. Comunque saprei come fare mettendo nell’indirizzo la mappa stradale del luogo, indirizzandola alla signora dell’abitazione segnata con crocetta. Più avanti mi sono fermato, perché il sole picchiava alquanto; c’era bisogno di ombra; ho acquistato delle bevande alla tienda locale e mentre riposavo e bevevo, sono arrivati gli amici di tutte le sere negli alberghi della valle dell’Aragon.

 Bellissima naturalmente è la chiesetta di Eunate che ho potuto vedere soltanto dall’esterno in quanto chiusa. Mi è dispiaciuto anche non fare i tre famosi giri attorno della chiesa per avere un po’ di fortuna. Di là in poi è stata un po’ una tortura sotto il sole cocente anche per fare una piccola scorciatoia sull’asfalto bollente della strada statale. Arrivo all’albergue dei Padres Reparadores alle ore 15.30. Doccia, giretto a comperare qualcosa da mangiare stasera. Lavoro in cucina. Ora si va a dormire.

Il castello di Tiebas
Olcoz: la torre
Davanti a Santa Maria Eunate
Sul ponte di Puente La Reina
Il ponte
Addio ad amici francesi e belgi che finiscono qui il loro cammino

Una preghiera per tutti, vivi e morti…

Sesto giorno: Sangüesa- Monreal, 28,7 km

Mercoledì 31 agosto. Penultimo giorno sul Cammino aragonese. Domani dovrei arrivare a Puente La Reina per immettermi poi nel Cammino francese. Oggi giornata un po’ monotona, tanta salita e zone steppose in tutte le tonalità del giallo beige. 

Mi ha un po’ scioccato la notizia che è morto lo “zio” Raffaello, mio cognato, chiamato così in casa da quando i figli erano piccoli. Dispiace un sacco; ho anche pianto e, per tutta la parte che seguirà della tappa, ho avuto momenti di preghiera e di vicinanza alle persone a cui voglio bene. Per lo “zio” Raffaello ci saranno sempre sul Cammino, ma anche dopo, una lacrima e una preghiera. 

Di malavoglia mi son tirato avanti e a Izco volevo prendermi una coca-cola fredda, ma il bar era chiuso, gestito da una associazione di tutti gli abitanti del paese, e apriva nel pomeriggio con orari variabili. Avevo sotto mano un servizievole gruppo di bambini che mi hanno portato alla fontana per cambiare l’acqua diventata ormai calda e poi al bar ad aspettare. Sono stati educatissimi. Non vedendo arrivare nessuno però, sono ripartito su una lunga via cementata che mi ha portato ad Abinzano e poi a Salinas de Ibargoiti. Anche qua cercavo un bar per la mia coca-cola e ho domandato a delle persone, che sembravano coinvolte in una mini festicciola, se c’era un bar in paese. Mi hanno detto di no, ma mi hanno invitato a bermi una birra fresca e poi il padrone di casa mi ha anche tagliato un paio di pomodori condendoli super bene. Gli amici, che stavano là, mangiando e bevendo, questa operazione la chiamano l’ “Angelus” e la ripetono tutti i santi giorni, non a mezzogiorno, ma all’una, con il numero di partecipanti variabile, con numeri consistenti al sabato e la domenica. Abbiamo fatto due foto anche per l’articolo di oggi. Sono arrivato abbastanza esausto, alle 16:30, rammaricato anche di aver perso o dimenticato il cappello antisole. Pensando a domani… che sono 30 km per Puente La Reina… non sono neppure andato a fotografare il ponte di entrata in paese, cosa che avevo tentato di fare all’arrivo, ma il telefonino era ormai con la batteria completamente scarica. Non scrivo oltre, anche perché sto pensando a mio cognato. Saluti a tutti, statemi bene.

“Zio” Raffaello… buen Camino!!!

Quando ho avuto la notizia
Un sacco di vischio
Gli addetti all’ufficio turistico di Izco
Ponte a Salinas de Ibargoiti
Ospite all’ “Angelus”

Quinto giorno: Ruesta-Sangüesa, via Javier, 25,5 km, ma ho superato sicuramente i 30

Martedì 30 agosto. Oggi è stata una giornata epocale per provare la mia resistenza sia alla lunghezza della camminata che al caldo. Sono partito da Ruesta alle 5:35; sentiero un po’ pericoloso e mal tracciato; spesso e volentieri patemi d’animo per paura di sbagliare strada. Alla fine è andato tutto bene e sono arrivato velocissimo… si fa per dire… a Undués de Lerda. Gentilissimo l’esercente del bar, nonché dell’ostello, che mi ha fatto uno sconto: praticamente una birra con dei biscotti a € 1,50. Di interessante ci sarebbe stata qualche bella vista sul lago che però questa mattina si presentava assolutamente coperto di nebbia: sono riuscito a vedere l’acqua soltanto quando sono passato per Undués.

Ho fatto la deviazione per Javier, dove è nato San Francesco Saverio, per vedere castello, chiesa, casa, museo, eccetera… del Santo. Alle 12:15 ero già pronto per continuare verso Sangüesa, fine di tappa, ma a causa del GPS, di varie segnalazioni imprecise, confusione di colori nelle frecce segnavia, eccetera, mi sono ritrovato a fare una scalata, che avrebbe anche potuto portare i suoi frutti, ma, quasi giunto in cima, non essendo per niente sicuro del tracciato e non trovandolo sicuro per la mia incolumità, ho deciso di ritornare: un’ora e 45 di cammino per niente. Alternative in sicurezza non riuscivo a trovarle, per cui ho deciso di fermarmi con calma a mangiarmi una bella insalatona con una coca-cola immensa, bella fresca. Dopo mi sono messo in strada, seguendo la soluzione del tracciato automobilistico, per raggiungere sicuro “casa” alle 16:30: 11 ore dalla partenza, di cui sicuramente nove le ho camminate. Ho superato evidentemente i 30 km; grande sete e grande caldo. A sera c’erano ancora 35 gradi. Vabbè… qualche foto l’ho fatta. Un ricordo per tutti a Javier. Tra l’altro conosco diversi Saveri e li ho  pensati.

Ci sentiamo domani sera, spero un po’ prima di adesso. Ciao, ciao

Il lago di Yesa nella nebbia
Undués de Lerda: la chiesa di S. Martino
Il castello di Javier, casa natale di S. Francesco Saverio
La cattedrale di Sangüesa

Quarto giorno: da Arrés a Ruesta, km 27,5. Con l’errore superati i 30

Lunedì 29 agosto 2022. Partenza rapida e prestissimo: alle 4:55 ero già sul cammino; sono sceso lungo il viottolo di montagna che portava in basso, ma a un certo punto ho perso la freccia e… tutto da rifare… GPS inserito e via. Sicuramente ho fatto il giro dell’oca, ma mi è passata l’ansia. Camminata su lunghi rettilinei sassosi; qualche rarissima luce di fattorie lungo la via. Mangio e bevo per colazione e verso le 10 per pranzo, come da raccomandazione scritta di Isabel trovata sulla maniglia della porta d’ingresso dell’ostello assieme a due pastine e a frutta. C’era scritto: “Marco mangia e cammina”. Notevoli panorami sulla piana alluvionale del canale di Berdùn, ma spesso risultano noiosi, in quanto praticamente uguali e occupati dalle stesse colture. Finiti i rettilinei pianeggianti, si prosegue con un su e giù in mezzo a un paesaggio lunare fatto di collinette di materiale fine alluvionale. In uno di questi paesaggi simili ai calanchi degli Appennini ho incontrato un simpaticissimo austriaco, Klaus, con la sua mini cagnolina Maya. Lui la teneva in braccio e poi l’ha riposta nel trasportino del suo carretto porta-casa. È partito da Irun; ha percorso l’intero Cammino del Nord raggiungendo Santiago e proseguendo poi per Fatima. Rientrato a Santiago in treno, ora sta tornando verso casa, raggiungendo prima Lourdes. 

Tappa senza soste in paesi. L’unico con servizi sarebbe stato Artieda, ma l’ho snobbata perché avevo già mangiato e bevuto a sufficienza.

Da Artieda in poi ho camminato su una strada asfaltata piena di buchi, praticamente abbandonata, che mi ha portato fin sotto Ruesta. Ad un certo punto un sentierino in notevole pendenza mi ha portato ad un pianoro, dove un sentiero mi ha guidato nel querceto a mo’ di caccia al tesoro: un po’ dentro un po’ fuori per raggiungere alla fine il paese diroccato di Ruesta. Accoglienza abbastanza buona, ma niente assolutamente a che vedere con le eccezionali coccole dell’ospitalera di Arrés, che ha comandato la sua ciurma di soli uomini (eravamo in sei). Io sono andato a letto prima degli altri perché volevo partire col buio per non trovarmi sotto il sole cocente. Bella esperienza quella di Arrés. Un grazie di cuore a Isabel. Tra l’altro due amici ciclisti della ghenga di Arrés mi hanno raggiunto poco prima di Artieda e si sono fermati per un saluto.

La banda di Arrés
L’aurora sui Pirenei
Klaus e Maya verso casa

Artieda
Verso Ruesta
Le torri di Ruesta

Terzo giorno: Jaca – Arrés. km 25,5

Domenica. Parto prestissimo… si fa per dire… alle 6:30. Sono in strada dopo aver fatto un immenso casino a far stare tutta la roba nello zaino. A un certo punto ho dovuto portarmi tutto al bagno e rifare lo zaino. Scelta un po’ avventurosa quella di portarmene uno di 30 l, dove effettivamente ci sta tutto, ma bisogna organizzarsi. Oggi studierò il da farsi.

Dei tratti di sentiero nella natura, anche con gallerie di vegetali, belli; querceti belli. Anche i pioppi di ripa che tremolano al venticello. Questa mattina la temperatura alla partenza era di 17 gradi; sicuramente si alzerà verso i 30°C. Speriamo bene. 

Si viaggia sempre tra il Rio Aragon e la strada statale e il rumore delle auto dà un po’ di fastidio, ma si riesce a fare tutto quello che si vuole, meditando su se stessi, sulla vita. Lungo il tragitto ho trovato perfino un coccodrillino giocattolo, appollaiato sul segnale del Cammino, pronto ad assaltarmi. I miei nipotini sarebbero entusiasti della faccenda.

Arrivato a Santa Cilia… esattamente quattro ore dopo. Ho trovato tutto chiuso: bar, ristoranti, eccetera e sono riuscito a mangiarmi un gelato alla piscina comunale ancora chiusa. Il custode è stato gentilissimo e mi ha passato il gelato e una lattina di birra. Riprendo poi per Puente La Reina de Jaca. Mancano ancora 9,9 km all’arrivo,  calcolandoli da Santa Cecilia.

Mi fermo a mangiare un bocadillo con una Coca Cola. Mi rimetto in strada e, a parte un tratto lungo Aragon, immerso nel bosco, concludo  la tappa con una salita bollente… più di 30 gradi. Sono ospite dell’albergue de los peregrinos a donativo. Cena e attività comunitarie, puesta del sol inclusa. Ho lavato la roba. Domani un tratto di 17 km senza niente. Si raccomandano scorte di acqua. Facciamo 3 litri. Speron ben. 27,5 km.

Saluti

Ah dimenticavo… Isabel, l’hospitalera, ha detto che sono il primo italiano giunto ad Arrés in questa stagione di pellegrinaggi.

Poche foto. Niente wifi.

Il panorama della bassa Aragona
Migliaia di omini lungo il sentiero
Compare finalmente Arrés
L’ostello

Secondo giorno: da Canfranc Pueblo a Jaca – 20 km

Partenza: ore 7:15. Quasi subito ho trovato il Ponte Nuovo – medioevale, ma dal 1500 lo chiamano ancora Pont nou – bell’esempio di costruzione a gobba d’asino… bellissimo; era una delle cose che mi avrebbero fatto optare per l’Aragonese tanti anni fa. In barba ai grafici presenti nelle guide, l’altimetria, che presenta un percorso tutta discesa, ha avuto anche un bel po’ di salita. Incontrato per strada José Luis, un anziano di Villanua. Con lui ho chiacchierato un buon quarto d’ora e si è raccomandato di abbracciare il santo anche pensando a lui a Santiago. Chissà se ci arrivo? 

Con il calore esterno anche i piedi bollono e mi son fatto due buone soste seduto, togliendo scarpe e calzini tecnici.

L’ultima parte, che presentava fondo sconnesso, mi è risultata un po’ ostica. Arrivo a Jaca alle ore 13 circa; bevuto una buona birra e un Aquarius. Poi ho bighellonato un po’ e ho raggiunto l’albergue municipale. L’apertura era prevista alle tre e, nell’attesa, mi son fatto un giretto sul calle Mayor. Son poi tornato all’ albergue: doccia… eccetera… e di nuovo in città per visitare la cattedrale e la Cidaduela – cittadella fortificata – costruita su progetto dell’architetto militare napoletano Spannocchi. Acquistato da bere per domani e mangiucchiato qualcosa. Ora sono in branda, disteso. Stasera vado alla Messa del peregrino.

Dati riassuntivi:

caldo e spesso per lunghi tratti esposti al sole; pochi pellegrini. Mi sa che siamo anche qui ad Jaca i sei di ieri sera.

Ciao, ciao, a tutti… un ricordo nella preghiera e sul Cammino.

Il pont nou
Miliario romano, probabilmente copia
Guado per pellegrini di un tempo
Castiello de Jaca. Gli espantabrujas – spaventa streghe – addobbi sopra i comignoli troncoconici
Cattedrale di Jaca
La Ciudadela de Jaca